European School of Economics riconosciuta in Italia

La sede provvisoria della Corte di Giustizia delle Comunità Europee in Boulevard Konrad Adenauer, Luxembourg, è un moderno palazzo di vetro, una sorta di grande serra nel mezzo di un prato attentamente curato. Poco distante fervono i lavori di ampliamento e ristrutturazione della sede storica. Superati i rigorosi controlli all’ingresso, percorriamo la hall verso l’aula delle udienze. Attraverso le alte vetrate sono visibili altri cantieri, l’ossatura metallica di nuove, imponenti costruzioni. La scena sembra l’allestimento allegorico di un’Europa che cresce.

La Corte di Giustizia, supremo organo giurisdizionale europeo, è composta da quindici giudici e otto avvocati generali preposti alla interpretazione del diritto comunitario. Le sue sentenze, tradotte nelle quindici lingue comunitarie, hanno efficacia in tutti i Paesi membri quali sentenze interpretative del Trattato delle Comunità europee.

C’è nell’aria un’eccitazione speciale; l’atmosfera è quella delle grandi occasioni. La causa pregiudiziale che viene discussa oggi è di quelle che cambiano la storia dell’Europa. Riguarda il riconoscimento dei titoli di studio oltre che l’affermazione di alcuni diritti comunitari fondamentali, come il diritto di stabilimento e quello della libera circolazione di persone e servizi apparentemente lesi dallo Stato italiano. Già il 17 dicembre scorso la Commissione europea, mediante un procedimento di infrazione, ha dichiarato la messa in mora dello Stato italiano per ciò che riguarda la questione e i diritti della European School of Economics.

Nella sala gremita di un pubblico internazionale individuo alcuni rappresentanti degli studenti e delle famiglie della European School of Economics. L’orologio elettronico segna le 9:30 esatte quando entrano gli otto giudici elegantemente togati in rosso. L’udienza ha inizio con l’ascolto dei legali della ESE che hanno chiamato lo Stato Italiano a rispondere di prassi discriminatorie e di gravi ostacoli e danni creati alle attività della ESE in Italia. Lo Stato Italiano era difeso dall’Avvocatura di Stato. L’impressione fino alla fine dell’arringa è che la difesa non avesse seri argomenti per giustificare norme ed attitudini contrarie al Trattato e allo spirito europeo, specialmente in materia di riconoscimento dei titoli e di assicurazione di un libero e leale confronto con sistemi e filosofie educative di altri Paesi membri. Quando ha voluto affermare il diritto incondizionato di uno Stato a tutelare la qualità dell’educazione superiore entro i suoi confini, il giudice La Pergola l’ha messa in serio imbarazzo chiedendo di indicare quali fossero i controlli di qualità esercitati dal Ministero sulle università pubbliche, su quelle private, per non parlare degli istituti privati “convenzionati”. La domanda era manifestamente retorica, conoscendo perfettamente La Pergola, già illustre docente universitario, l’assenza di ogni verifica e perfino di organi paragonabili al Quality Academy del Regno Unito, ai cui rigorosi controlli sono invece soggette sia la Nottingham Trent University che la European School of Economics.

Dopo le arringhe degli avvocati della ESE, Conte e Giacomini, e la difesa dell’Avvocatura di Stato, é stato poi il turno dall’Avv. Enrico Traversa, rappresentante della Commissione Europea. La sua arringa, ironica e severa, ha appassionato pubblico e giudici, bacchettando duramente la prassi amministrativa adottata dal Ministero italiano dell’Università.

Con tre esempi semplici ma di sferzante ironia, ha dimostrato a quali effetti devastanti, discriminatori e assurdi portano le circolari del Ministero italiano. Manca ogni giustificazione all’esclusione preventiva e assoluta dalla procedura di riconoscimento, dei titoli di studio rilasciati da università di altri stati membri organizzati sulla base di “convenzioni” con istituzioni universitarie private, com’è appunto la ESE, Private College riconosciuto e accreditato dal Ministero dell’Università britannico.

La convenzione tra la Nottingham Trent University e la ESE è esattamente la stessa che esiste tra università italiana e istituti privati che organizzano corsi di studi sulla base di “convenzioni di collaborazione esterna” previste dall’art. 8 della legge 341 del 1990.

Non può quindi essere ammessa alcuna differenza nella procedura di riconoscimento tra titoli rilasciati da università italiane e università di stati membri al termine di corsi di studi svolti presso un istituto privato di istruzione. A proposito delle giustificazioni a una tale arcaica e discriminatoria prassi amministrativa con le pretestuose preoccupazioni avanzate dallo Stato Italiano sulla qualità dell’educazione superiore, l’Avv. Traversa ha apertamente dichiarato che la Commissione delle Comunità Europee che ha concepito e realizzato programmi di grande respiro come Erasmus, che ha dischiuso le porte dell’Europa a milioni di studenti, non può permettere che avvertenze e raccomandazioni sulla qualità dell’educazione possano arrivare dal pulpito del Ministero italiano dell’Università.

Nelle conclusioni, la Commissione delle Comunità Europee, non trovando alcun indizio di giustificazione razionale, ha ironicamente ammesso di dover ragionare in termini psicoanalitici o parapsicologici ed ha accusato le autorità italiane di una diffidenza inconscia e irrazionale nei confronti delle convenzioni stipulate da università di altri stati membri con istituti europei stabiliti in Italia con proprie succursali. La C.E. ha categoricamente escluso che possa tollerarsi alcuna presunzione preventiva e generalizzata di poca serietà dei corsi offerti da istituzioni di paesi membri, al punto da negare in radice e a priori, l’accesso stesso alla valutazione di merito dei loro titoli.

“E’ vero che Nottingham era la città di Robin Hood, noto fuorilegge – ha concluso la sua arringa l’Avv. Traversa tirando una memorabile stoccata finale allo Stato italiano – “Ma non è neanche giusto che le colpe dei padri ricadano sulle spalle dei figli”.

Questa battuta, tradotta in simultanea nelle 15 lingue della Comunità, come del resto tutto il processo, ha suscitato una risata forte e liberatoria da parte di tutto il pubblico accompagnando l’uscita dei giudici anch’essi mossi al riso dall’irresistibile humor di Traversa.

Non crediamo di essere stati i soli a notare l’avvocato dello Stato Italiano rimpicciolirsi e sprofondare nella sua poltrona. E’ poi venuto cordialmente a congratularsi con gli avvocati della ESE e con lo stesso Avv. Traversa.

Eleonora Cazzaro, L’Opinione delle libertà

 

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European School of Economics riconosciuta in Italia
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La ESE è un Private College riconosciuto e accreditato dal Ministero dell’Università britannico.
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