Possono le parole pace ed economia andare di pari passo? Su questo tema si è dibattuto ieri durante la conferenza “La pace è economia”, parte di un ciclo organizzato dalla European School of Economics ed alla quale, dopo personalità illustri quali Michail Sergeevič Gorbačëv e Joseph Rotblat, ha presenziato l’irlandese Betty Williams, insignita del premio Nobel per la pace nel 1976 in quanto fondatrice, insieme a Mairead Corrigan, del “Movimento delle donne per la pace”.
“La guerra e tutta l’ economia di guerra finora sono stati sempre un business. Ora siamo ad una svolta, l’industria della guerra è obsoleta, i paesi avanzati, economicamente dipendenti gli uni dagli altri, non se ne possono più avvalere. Ormai si possono tollerare solo guerre locali ed isolate, in attesa di una conversione totale del sistema”.
Abbandonare un’ economia che specula sulla vita umana è un passo importante, ma si deve accompagnare ad una più equa distribuzione della ricchezza.
Il Terzo Mondo – secondo Betty Williams – non è una realtà di fatto, ma una nostra creazione. Povertà e disoccupazione sono le vere fonti della violenza e del terrore che causano tante morti innocenti. Ma per togliere il fucile dalle mani delle persone, per creare una globalizzazione che non sia tale solo di nome, bisogna sostituirlo con qualcos’altro. La vera soluzione non è quella di soccorrere i poveri con “cerotti” momentanei, spesso a scapito della loro dignità umana, ma agire “dal basso”, creare i presupposti strutturali affinché la povertà sia sradicata, inculcare un’ etica del lavoro.
Il vicepresidente dell’Associazione Industriali Aroldo Luzzati, relatore dell’ incontro, ha sottolineato l’ importanza della comunicazione come strumento per accelerare una reale integrazione economica a livello planetario: “La tecnologia è magnifica – ha replicato la Williams – migliora la vita, ma non quella di chi non vi ha accesso. E’ a questo che noi dobbiamo provvedere, a inglobare chi finora è rimasto escluso, ma dal basso. E’ questa la prima vera forma di equità.”
Rita Lucido, La Repubblica